“Rinato”. Un tumore al cervello lo ‘spegne’. Ma poi il matematico torna genio


 

Questa è la storia di una rinascita. Una storia bellissima quella di Giovanni Filocamo, 39 anni, matematico e divulgatore scientifico che due anni fa è stato operato per un tumore al cervello e ora è “rinato, non posso dire in tutta onestà se è un bene o un male. È la vita. Cerco di guardare al lato positivo: qualcuno dice che sono più simpatico”. Come racconta lui stesso al Corriere della Sera, quando si è svegliato dopo l’intervento “non sapevo più né scrivere né leggere. Ci ho messo 5 giorni per decifrare la prima frase e riuscire a dire ‘no’. Il Giovanni di prima è morto così, ma quello di adesso è migliore. A volte penso quasi che mi si sia successo perché diventassi la nuova versione di me”. La malattia ha ‘annientato’ quel Giovanni che riusciva a fare operazioni matematiche impossibili, che scriveva libri e andava in tv per discutere di scienza, ma lui non si è dato per vinto. È ripartito da zero, si è rimesso in pista e in tempi record: dopo una sola settimana da quando è stato dimesso dall’ospedale San Martino Miracolo in Valbisagno, ha conseguito il Dottorato in Matematica presso l’Università di Genova con un lavoro iniziato 5 anni prima. (Continua dopo la foto)



Cinque anni prima, quando aveva 35 anni, la diagnosi era stata tremenda: “Ricordo quel giorno – spiega Giovanni al CorSera -, la dottoressa ritornò con le analisi e mi disse che nella mia situazione si arrivava a vivere in media fino a 10 anni. Non riuscì a finire la frase e si mise a piangere”. Poi entra nei dettagli, perché ricorda tutto: “Ricordo che fui io a consolarla. Ero così prima: non piangevo mai, non ero sempre in contatto con le emozioni come mi succede ora. Sono cambiate tante cose, ora mi commuovo per nulla”. (Continua dopo la foto)






Quel tumore poteva ucciderlo: “Era grande come un pugno. Dalla prima operazione sono uscito come se niente fosse. Ma è ricresciuto ed è diventato ancora più grande”. L’ultimo intervento, nel 2015, lo ha lasciato con le capacità motorie intatte, ma incapace di comprendere e formulare il linguaggio. “Credevo di parlare e di farlo alla perfezione – prosegue – Invece uscivano parole sbagliate e frasi sconclusionate. Scrivere e leggere era impossibile e la matematica era andata. I primi mesi sono stati durissimi: cercavo le parole e non le trovavo”. (Continua dopo la foto)



 


Da scienziato e autore ha dovuto imparare di nuovo ogni cosa. Ma Filocamo si è messo a lavorare: “Terapia con la logopedista tre volte a settimana. Per ore ho scandito con lei: ‘a’ e poi ‘b’ e poi c’. Ascoltavo un film e lo ripetevo tra me. Mi aggrappavo al tango, che mi ha salvato”. La riabilitazione doveva durare 6 mesi: “Io però dopo 6 mesi ero messo malissimo, se fossi rimasto così sarebbe stato terribile”. E invece ha fatto progressi e tuttora prosegue con gli esercizi. A marzo, poi, la sua soddisfazione più grande: ha discusso la tesi di dottorato: “Ho parlato per 90 minuti e non mi sono ricordato solo due parole. Alla prima stavo per mettermi a piangere e invece sono andato avanti”, dice sempre al Correre con orgoglio. Ora sogna di riprendere a scrivere, iniziando dalla sua storia: “Il primo giorno ho scritto solo una riga e mezzo, grazie a mia mamma. Ora arrivo a una pagina e mezza”.

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