“La fibrosi cistica è stata un dono”: l’incredibile storia della bella Sara


Sara Cornelio, 21enne della provincia di Torino ha ricevuto la diagnosi della fibrosi cistica all’età di due anni. Nel suo libro racconta come questa malattia, che lei considera un dono, l’abbia portata ad una vita nuova e speciale.

“Alle scuole medie ho dovuto accettare un ospite per continuare a respirare: una triste bomboletta grigia piena di ossigeno e il suo vapore freddo e secco nelle mie narici, giorno e notte. E da lì, tutta una serie di limiti”. Sara vive a Pavone Canavese (in provincia di Torino) con papà Marco, mamma Irene e suo fratello Luca, oltre alla sua “compagna di vita” la fibrosi cistica, con cui Sara ha imparato a convivere, anno dopo anno e respiro dopo respiro. (Continua a leggere dopo la foto)



“All’età di due anni, quando mi diagnosticarono la malattia, ero una bambina vivace, forse più dei miei coetanei. La mia è stata un’infanzia invidiabile. Poi col tempo le cose sono cambiate…” I ricoveri in ospedale sono diventati sempre più frequenti e ravvicinati, gli antibiotici hanno iniziato a non avere più effetto. Lei, sottopeso per il malfunzionamento del pancreas, si descrive “pallida come un formaggino scaduto per le poche energie”.

A soli 18 anni, dopo un lungo e continuo peggioramento, è stata sottoposta ad un trapianto di entrambi i polmoni presso l’ospedale Molinette di Torino. “Non è stato facile trovarmi di fronte al ‘tutto o niente’, al dover pensare alla Vita e nello stesso tempo alla morte. Ma ecco che sono entrati in gioco le mie ancore di salvezza: la fede, l’amore, la famiglia e l’amicizia.” (Continua a leggere dopo la foto)






“Da lì, poco alla volta, ho iniziato a realizzare i miei sogni: il ‘dono’ che ho ricevuto mi ha permesso di cantare ancora più forte di prima, tanto che mi mettevo al pianoforte, sistemavo la telecamera e con metà polmone funzionante registravo qualcosa da caricare sul mio canale Youtube.”

Sara ha iniziato così a mettere in musica parole ed emozioni. Ha continuato i suoi studi sulla strada della musica iscrivendosi al secondo anno del DAMS di Torino e iniziando a frequentare con più regolarità le lezioni. Ma soprattutto ha imparato di nuovo a ridere, a piangere, saltare, vivere… a pieni polmoni. Capisco solo ora, dopo la mia ‘rinascita’, che il mio ‘vivere’ era più un insignificante ‘sopravvivere’. Sapevo che la mia vita era lì, appesa ad un filo sottile, consumato ma non del tutto. Un qualcosa lo teneva ancora ben saldo, permettendomi di continuare il mio viaggio col peso di uno zaino sulle spalle e la voglia nel cuore di scalare una montagna di corsa. Quel desiderio non aveva spazio però, se non nei miei pensieri…” (Continua a leggere dopo la foto)



Sara sostiene fermamente che la Fibrosi Cistica non deve essere considerata solo una brutta malattia: esserne affetti, infatti, non è una maledizione o uno scherzo della vita. Questa condizione, racconta, le ha permesso di vedere tutto con una prospettiva diversa dalla maggior parte dei suoi coetanei, e diverso non è sinonimo di peggiore bensì di unico. La malattia, come ribadisce più volte lei stessa, le ha permesso di sperimentare il coraggio e il desiderio irrefrenabile di vita. Ma la cosa più importante è che le ha insegnato a vivere a pieno: un vivere che va oltre il significato di esistere, che non ha paura del domani perché quel domani è oggi.

“Penso che non si debba cercare di dare a tutti i costi una risposta al perché esista la sofferenza, piuttosto impegnarsi a scoprire l’occasione che si nasconde dietro ad essa. L’idea di scrivere il libro ‘Un dono mi ha salvata – la mia vita tra le righe’ è nata dalla necessità di condividere la serie di eventi che fanno di un regalo l’inizio di qualcosa di bello e grande. Perché la medaglia ha sempre due facce e non dobbiamo dimenticare che anche il buio in realtà nasconde la luce.”

 

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