“16 giorni con mio figlio morto in grembo”. Non c’erano i medici per il raschiamento


Silvia è una donna di Roma che ha scoperto di essere incinta, ma dopo un controllo, purtroppo, scopre di aver avuto un aborto spontaneo, risalente alla settimana precedente. In questi casi si procede con il ‘raschiamento’, ossia la rimozione del feto dall’utero della donna. Si tratta di una procedura invasiva ma necessaria, dato che bisogna tenere conto non solo della presenza di un corpo estraneo all’interno dell’utero, ma anche delle possibilmente difficili condizioni psicologiche della donna.

Ebbene, Silvia il raschiamento non è ancora riuscito a ottenerlo, perché gli unici giorni in cui l’ospedale San Camillo di Roma compie la procedura sono lunedì e giovedì, quest’anno rispettivamente Pasquetta e 25 aprile. Dopo quindi quasi tre settimane, Silvia non ha ancora avuto accesso alla procedura. “Ho perso mio figlio all’ottava settimana e tutt’oggi lo porto ancora in grembo perché chi si occupa del raschiamento lo fa solo il lunedì, e giovedì, cioè le passate Pasquetta e 25 aprile, e io sto ancora in queste condizioni. Sono 16 giorni che la creatura è venuta a mancare e devo aspettare lunedì… Non basta già il dolore di una mamma ma anche l’agonia. È uno schifo”. (Continua a leggere dopo la foto)



Sono poche parole e arrivano in pancia come una coltellata. Raccontano il dolore, la sofferenza, la beffa, l’indifferenza, la mediocrità e infine il pasticcio della sanità italiana, che tante volte dà, ma molte altre toglie. “Esprimiamo sdegno e rabbia – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – mentre i dibattiti tv ci distraggono convincendoci della necessità di lavorare la domenica e i festivi, la sanità è allo sfascio e per un raschiamento si aspetta la fine del ponte Pasquale”. (Continua a leggere dopo la foto)






“Ho sentito Silvia in queste ore – prosegue il rappresentante sindacale – e ho percepito quanto il suo stato emotivo sia messo a dura prova. Quanto accaduto non è certo da Paese civile”. Iacovone sottolinea infatti come ci sia una disparità di funzionamento tra settori e come troppo spesso si conducano battaglie in nome del libero mercato, degli interessi dell’economia, ma non di funzioni importanti e vitali quali la sanità. (Continua a leggere dopo la foto)



 

“Mentre il commercio e la logistica funzionano h24 sette giorni a settimana, la sanità viene progressivamente smantellata a danno di tutti i cittadini, l’attenzione viene spostata sul falso diritto al consumo. Al centro del dibattito di questo Paese deve essere rimessa l’efficienza e la stringente necessità di servizi pubblici essenziali, ormai destrutturati un governo dopo l’altro”, conclude Iacovone.

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