Lutto a Cadelbosco Sopra per la scomparsa di Maria Asero, vinta a soli 52 anni di età da una lunga malattia contro cui aveva combattuto con determinazione, fino all’ultimo. Maria Asero nata a Catania, ma da oltre 25 anni viveva in Emilia. Lascia le figlie Deborah e Dalila, ma anche Marco, Antonio, Lelio, Filippo, Federica e altri parenti. Il decesso è avvenuto ieri nell’abitazione di via Cavazzoni a Cadelbosco Sopra. I funerali di Maria Asero domani alle 10,30 nella chiesa di San Celestino a Cadelbosco, poi il corteo fino al locale cimitero.
La camera ardente di Maria Asero è allestita alla camera mortuaria del cimitero del paese. La recita del Rosario stasera alle 21 in chiesa. Anni fa, Maria Asero, era stata addetta alle vendite alla libreria del centro commerciale Meridiana a Reggio. Aveva diretto una scuola di danze caraibiche al centro sociale Primo Maggio di Guastalla, allestito dall’associazione «Cantina delle arti», di cui era presidente. Continua dopo la foto
Da qualche tempo la malattia l’aveva resa invalida, ma la sofferenza non le aveva mai tolto il sorriso e neppure la voglia di lottare per la vita e per restare vicino alla famiglia. Maria Asero stata pure impegnata nel volontariato in parrocchia, a Cadelbosco Sopra e a Pieve Modolena. Eventuali offerte in sua memoria possono essere destinate al Sid di Reggio, il Servizio infermieristico domiciliare. La morte di Maria Asero ha destato sensazione come quella di Giorgio Spezi di Fano suicida a 29 anni. Continua dopo la foto
Non vedendolo arrivare al lavoro, ieri mattina i colleghi sono andati a cercarlo a casa pensando che non gli fosse suonata la sveglia: invece l’hanno trovato senza vita riverso a terra, in una pozza di sangue, con la pistola ancora in mano. L’aveva comprata usata a febbraio, per andare ad allenarsi al poligono di tiro. «L’ho trovato io – racconta sconvolta Daniela Cameracanna, presidente della Croce Rossa Italiana di Fano di cui Spezi era dipendente –. Siccome era molto preciso e puntuale, quando stamattina (ieri, ndr) non si è presentato al lavoro l’abbiamo subito chiamato, ma non rispondeva. L’abbiamo aspettato fino alle 10.30 e poi ho detto agli altri: ‘andiamo a sbrandarlo’. Continua dopo la foto
Pensavamo infatti che non gli fosse suonata la sveglia. Ma anche alla porta di casa continuava a non rispondere. Così siamo andati al tabacchi del cognato, che ha le chiavi di casa… l’abbiamo trovato in camera da letto. Era un ragazzo d’oro, non mi capacito». Ha la voce strozzata dal pianto, la presidente della Cri, sconvolta come tutti gli altri volontari e dipendenti della Croce Rossa. Quello che non racconta, la Cameracanna, è quel disperato tentativo di rianimarlo che ha fatto nonostante la scena che gli si era parata davanti agli occhi non lasciasse speranze.
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Ultima modifica il 25-04-2019 alle ore 12:19/