Nonno ubriaco getta il nipote di 2 anni nel forno acceso: “In lui ho visto il diavolo”. La mamma era a lavoro e l’uomo, di 53 anni, doveva prendersi cura del piccolo


Siamo in Russia, più precisamente a Omsk, dove un uomo di 53 anni si è reso protagonista di un gesto tanto brutale quanto agghiacciante. L’uomo, consumato e devastato dai fumi dell’alcool, ha scaraventato il suo nipotino di soli 2 anni in un forno bollente perché credeva di vedere in lui demonio. Ora il piccolo lotta tra vita e la morte, con ustioni sul 50 per cento del corpo e attaccato ad una macchina che gli consente ancora di respirare.

Come riferisce il Daily Mail, Svetlana Ospennikov, portavoce del dipartimento sanitario regionale della cittadina russa, ha confermato che la vittima versa in gravi condizioni e la sua prognosi resta riservata: “Il paziente è ricoverato al momento nel reparto di terapia intensiva in coma – ha detto alla stampa locale – ma è ancora presto per fare previsioni. Sappiamo solo che i medici stanno facendo il possibile per alleviare la sua sofferenza”. Da quello che riportano i giornali locali, il nonno, ubriaco, avrebbe cominciato a urlare di vedere il diavolo nel suo nipotino di 2 anni, che stava accudendo dal momento che la mamma era a lavoro. (Continua dopo la foto)



Così, ha preso il piccolo e lo ha scaraventato nel forno rovente davanti agli occhi della nonna, che ha poi costretto a uscire dalla loro casa. Proprio la donna, insieme ad una vicina di casa, ha poi fatto irruzione all’interno ed è riuscita a salvare il bimbo, tirandolo fuori dal forno, mentre urlava a squarciagola, e chiamando i soccorsi. “Non abbiamo mai visto nulla del genere – ha raccontato uno dei sanitari giunti sul posto -. (Continua dopo la foto)






Siamo riusciti a riportare in vita il piccolo ma si vedeva che le sue condizioni erano critiche. Speriamo si riprenda”. L’aggressore, intanto, è stato fermato. Secondo la polizia, aveva bevuto per diversi giorni e non era più lucido. Se condannato, potrebbe trascorrere molti anni in prigione. (Continua dopo la foto)



 


Non è la prima volta che in Russia si verifica un episodio del genere: alla fine di gennaio, Maxim Sagalakov è morto carbonizzato a soli 11 mesi di vita, ucciso dai nonni che non sopportando il suo pianto, sotto l’effetto della vodka, lo hanno gettato in una stufa a mattoni. La sua colpa, come raccontava all’epoca il Daily Star era stata quella di non smettere di piangere. La giovanissima mamma Viktoria Sagalakova di 20 anni, aveva lasciato in custodia ai suoi genitori di 42 e 47 anni nel distretto di Khakassia, in Russia.

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