La comunità di Porto Fuori, ma anche quella di Classe, sono di nuovo in lutto. La scomparsa di Paolo Balzani ha toccato profondamente i due centri alle porte della città. Paolo aveva 8 anni, abitava a Porto Fuori e giocava a calcio nel Classe. Una terribile malattia, con cui ha convissuto da vero eroe fra alti e bassi, fra speranze e batoste, se lo è portato via il giorno di Pasqua. Fino a giovedì, aveva frequentato la scuola. Poi, venerdì, nel contesto di una visita di controllo a Bologna, la situazione è precipitata.
«È un angelo che vola in Paradiso – ha commentato don Bruno, parroco di Porto Fuori che lo aveva battezzato – ed è un altro dei miei figli che se ne va». Il funerale, scrive Roberto Romin in un lungo e dettagliato articolo sul Resto del Carlino si terrà oggi pomeriggio alle 14.15, partendo dalla camera mortuaria dell’ospedale di Ravenna per la chiesa di Porto Fuori dove, alle 14.45, lo stesso don Bruno celebrerà la santa messa. Accanto alla mamma Tamara e al babbo Marco, uniti in matrimonio proprio da don Bruno, si stringeranno parenti, amici e compagni di scuola. Sarà presente una delegazione dell’unione sportiva dilettantistica Classe. Continua dopo la foto
Particolarmente scossa infatti è anche la comunità sportiva di Classe e, in particolare, il sodalizio calcistico del presidente Antonio Antonio Cavina che, in pochi mesi, ha pianto la scomparsa dell’allenatore Stefano Evangelisti a gennaio e, a febbraio, quella di Daniele Biondi, colonna portante e storico segretario del settore giovanile del club biancorosso. Continua dopo la foto
«Dicono che bisogna farsi forza, andare avanti e tenere la testa alta – ha raccontato il presidente Antonio Cavina – ma non è facile. Paolo era un bambino, uno dei nostri 200 allievi del settore giovanile. Facevamo tutti il tifo per lui. E, tutti, pensavamo che potesse superare il problema di salute. La notizia ci ha scosso profondamente. Siamo di fronte all’ennesimo lutto. Domenica prossima, la nostra prima squadra giocherà col lutto al braccio». Continua dopo la foto
Paolo – tifosissimo della Juve e fan dei suoi portieri, da Ganluigi Buffon a Wojciech Szczesny, che aveva ammirato anche dal vivo – aveva ereditato la passione per il calcio, nonché l’indole da portiere, da papà Marco.
A ricordarlo è Domenico Bellino, responsabile della scuola calcio e dell’attività di base del Classe, suo allenatore per tre anni: «Il calcio era la sua vita. Paolo era un bambino d’oro, di una simpatia unica e contagiosa. Sempre sorridente e pronto alla battuta. Fin dal primo giorno che si era presentato al campo, aveva mostrato grande passione. Voleva fare il portiere, ed infatti era nato per fare il portiere. Ricordo l’ultima partita giocata qualche settimana fa a Pinarella. Aveva perso ed era molto contrariato. Ma, dopo la doccia, era tornato a sorridere. Il sorriso con cui lo ricorderemo sempre».
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Ultima modifica il 23-04-2019 alle ore 10:58/