Bimbo ucciso a Cardito: i racconti choc della sorellina Noemi


Dopo aver indicato le responsabilità di patrigno e madre, le indagini della Procura di Napoli Nord sulla morte del piccolo di 7 anni Giuseppe, avvenuta a Cardito (Napoli), e sul ferimento della sorellina Noemi, si spostano ora sulla scuola frequentata dalle vittime, l’istituto comprensivo Quasimodo di Crispano (Napoli).

Dall’ordinanza di arresto della madre dei due bimbi, la 31enne Valentina Casa, in carcere l’11 aprile – il convivente e principale responsabile del pestaggio Tony Sessoubti Badre fu arrestato dopo il fatto – emergono, tra le pieghe di quanto scrive il Gip Antonella Terzi accuse all’istituto che non avrebbe segnalato alle autorità le violenze subite dai bimbi, che spesso arrivavano a scuola con escoriazioni e il volto tumefatto. Sotto accusa le maestre che avrebbero saputo ma non denunciato. Dalla Procura di Napoli Nord non filtrano indiscrezioni su eventuali iscrizioni nel registro degli indagati del personale scolastico, circostanza che però non si esclude nelle prossime ore. (Continua a leggere dopo la foto)



Dall’ordinanza di arresto della madre dei due bimbi, la 31enne Valentina Casa, finita in carcere l’11 aprile scorso – il convivente e principale responsabile del pestaggio mortale Tony Sessoubti Badre fu arrestato dopo il fatto ed è tuttora detenuto – emergono, tra le pieghe di quanto scrive il Gip Antonella Terzi – di cui riferiscono diversi organi di stampa – accuse all’istituto che non avrebbe mai segnalato alle autorità le violenze subite dai bimbi, che spesso arrivavano a scuola con escoriazioni e persino il volto tumefatto; sotto accusa anche le maestre che avrebbero saputo ma non denunciato. (Continua a leggere dopo la foto)






Due maestre della bambina, Francesca Cennamo e Emanuela Coscione intercettate sui telefonini, erano a conoscenza della situazione già da novembre, dopo che i due fratellini erano stati trasferiti in quella scuola da un’altro istituto di Cardito. «Che le due sapessero e avessero ben compreso i rischi che correva Giuseppe, è accertato dalle telefonate intercorse tra loro e con alcuni familiari nelle ore immediatamente successive alla morte del bambino», scrive il gip nell’ordinanza. Tremendo e sconvolgente il racconto della piccola Noemi fatto alle forze dell’ordine. La piccola bimba di soli otto anni ha assistito alla morte del fratellino Giuseppe per mano del patrigno. Dall’ospedale la bambina ha raccontato: ”È stato papà Tony, gli ha dato la mazza della scopa dietro la schiena – diceva – ha picchiato Giuseppe tanto tanto, l’ha preso in braccio e poi l’ha tirato contro il muro. E quando era a terra gli ha sbattuto la testa contro il muro”. (Continua a leggere dopo la foto)



 

E ancora: ”Poi ha preso me, mi ha portato nel bagno, mi ha messo la testa sotto il rubinetto. A volte ci metteva con la testa nel cesso (testuale) e a Giuseppe che si sporcava le mutandine glie metteva in bocca”. ”Guardavo Giuseppe, gli usciva tanto sangue, e io pensavo che moriva. Non respirava più”. Le parole del gip Antonella Terzi sono strazianti: ”Poveri piccoli, martirizzati tra le mura domestiche e abbandonati alla loro sorte da chi ha dovuto, per ruolo istituzionale, vigilare su di loro”.

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