Cade in un dirupo e muore a 20 anni. Lo strazio dei genitori di Alessio: “Ti porteremo nel nostro cuore”


Alessio Scarzello, studente 20enne del Politecnico di Torino di Cervere nel Cuneese è stato ritrovato morto il 4 aprile. Il suo corpo è stato avvistato dalle squadre di ricerca verso le 17,30 in fondo di una scarpata in una pineta di Chianale, a più di ottanta chilometri da casa sua, vicino alla strada per il Colle dell’Agnello. In un primo momento, non avendo indicazioni precise, i soccorritori hanno ampliato al massimo il raggio delle ricerche. Poi, il ritrovamento della Honda “Repsol” – la moto di Scarzello – in prossimità della partenza della seggiovia di Pontechianale aveva ristretto il campo delle operazioni.

I soccorritori si sono concentrati sull’alta Valle Varaita. Sono stati battuti sentieri, canali, fiumi, rifugi, compresa la zona della diga di località Castello. In Valle hanno operato Soccorso alpino, Vigili del fuoco, Soccorso alpino della Guardia di Finanza, Soccorsi speciali della Croce rossa e Carabinieri. (Continua a leggere dopo la foto)



Le indicazioni fornite hanno permesso di risalire al punto preciso di rinvenimento del casco. Qui sono riprese le ricerche, che hanno battuto palmo a palmo la zona, sino al ritrovamento del corpo del giovane , ormai privo di vita. Il 20enne, da quanto si apprende, ha urtato violentemente contro un albero della pineta. Solo l’autopsia sarà in grado di fornire maggiori elementi sulle cause del decesso e, eventualmente, sulla dinamica dell’incidente. (Continua a leggere dopo la foto)






”Abbiamo ricevuto una prova di affetto enorme nei confronti di Alessio. Dire grazie non basta”. Silvia e Aldo Scarzello, la mamma e il papà di Alessio affrontano con grande dignità la tragedia che si è portata via il loro primogenito. Aveva scelto Ingegneria civile a Torino, dove andava 4 volte a settimana, come racconta la madre a La Stampa: ”Era interessato ai terremoti. Desiderava recarsi in Giappone, che considerava all’avanguardia”. Poi gli allenamenti con la Cheraschese, era il portiere. E le regole in famiglia, come i «Whatsapp» per rassicurare i genitori. La montagna gli piaceva, come la moto. (Continua a leggere dopo la foto)



 

“Vogliamo ringraziare con tutto il cuore e riconoscenza chi, con tanta generosità, ci ha aiutato a cercare nostro figlio – dicono mamma e papà -. Dal Soccorso alpino alla Finanza, dai vigili del fuoco a sommozzatori ed elicotteristi, carabinieri, forestali, Croce rossa. I volontari. Se abbiamo scordato qualcuno, senta che lo portiamo comunque nel cuore. Davvero non sappiamo come potremo mai ringraziare tutte queste splendide persone, per quanto ci hanno aiutati in ogni modo”, ha concluso la donna.

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