Filippo, partito per una vacanza e tornato in una bara: una ferita che gronda sangue


Si chiamava Filippo Guarracino, aveva 30 anni e la sua vita si interruppe tragicamente a Cancun. Una vicenda sulla quale le autorità messicane non hanno mai fatto veramente chiarezza. Figlio di buona famiglia, descritto come un giovane assennato e senza grilli per la testa, Filippo Guarracino morì per le conseguenze di un violentissimo pestaggio che – stando ad alcune piste precise – sarebbe stato scatenato da uomini in divisa. Probabilmente agenti di polizia corrotti che, dopo averlo sequestrato con una scusa, avrebbero tentato di estorcergli 600 euro.

Era l’aprile del 2004. Filippo Guarracino avrebbe telefonato più volte alla sorella Mina, terrorizzato: sostenendo di voler rientrare subito in Italia perché si sentiva minacciato da alcuni poliziotti che avevano preteso da lui la somma di denaro. Versione confermata anche da un amico di famiglia, che pure venne contattato al telefono da Filippo Guarracino. Continua dopo la foto



“Una notte ricevemmo la sua telefonata – riferì il testimone – Era stato appena derubato dei documenti, era spaventatissimo, ma non ci spiegò il perché. Ci chiese soltanto dei numeri telefonici di altri amici napoletani”.
Filippo Guarracino rientrò a Napoli in una cassa di zinco. Nemmeno fu possibile eseguire l’autopsia sul suo corpo. In Messico qualcuno aveva provveduto a far sparire tutti i suoi organi interni. La famiglia ancor oggi attende verità e giustizia. Continua dopo la foto






Mentre, sottoposti a minacce e intimidazioni a Napoli i familiari dello studente si chiudono nel silenzio e le indagini languono, un anno dopo, nel marzo 2005 (quando ancora si attendono i documenti relativi al caso Filippo Guarracino), un altro italiano muore a Playa del Carmen. Simone Renda, bancario 34enne leccese, spira in cella dopo essere stato a sevizie e trattamenti e degradanti, 48ore dopo il suo arresto ingiustificato. Continua dopo la foto



 


La sua vicenda presenta puntuali e sorprendenti coincidenze con quella di Filippo Guarracino, a cominciare dal furto del portafogli, per finire con la morte ‘per arresto cardiaco’ passando dalla tempistica, esattamente uguale, di ogni passaggio, quasi che entrambi fossero finiti in un ingranaggio di cui non hanno compreso i meccanismi. Come dimostra un’ampia casistica evidenziata da Amensty international, Renda non è la sola vittima della polizia messicana, ma è l’unica ad aver visto riconosciute le colpe dei suoi carnefici. Il caso Filippo Guarracino, infatti, si concluderà con l’archiviazione.

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