Resta incinta dell’amante, ma nei guai finisce il suo ex tradito. Poi si scopre tutto. Cosa ha combinato la 40enne abruzzese


Quella che vi stiamo per raccontare è una vicenda che rasenta la follia, o forse ci immersa fino al collo. Vittima senza colpe, almeno dalle carte del pubblico ministero che ha seguito il caso, è il marito della donna. Lui, che nei primi istanti di questa storia è stato l’accusato. Ma partiamo con ordine, perché altrimenti si fa confusione: una donna di Chieti rimane incinta di un terzo uomo, non il suo compagno per capirci e cercando una soluzione per uscirne pulita (di coscienza, a casa e in paese) decide di denunciare il suo storico fidanzato per stalking. Il problema è solo uno: l’uomo non l’aveva minimamente stalkerata.

Se n’è accorto subito il pm Giusppe Falasca che ha formulato nei confronti della donna l’imputazione di calunnia per aver accusato di atti persecutori, sapendolo innocente, l’uomo di 48 anni, pure di Chieti, con il quale aveva avuto una relazione durata quattro anni, attribuendogli condotte vessatorie e reiterate nel tempo con le quali l’avrebbe minacciata e ingiuriata, pedinandola e importunandola per strada. E addirittura le avrebbe provocato lesioni personali. Oltretutto la relazione si è interrotta per volontà della donna, proprio quando lei ha scoperto di essere incinta di un altro. (Continua dopo la foto)



E lui, piuttosto che comportarsi come un amante respinto e che non aveva accettato la separazione, sentendosi tradito chiedeva spiegazioni. Certo è che per l’uomo sono cominciati i problemi di natura giudiziaria dopo che lei lo ha querelato. Il processo a carico prima di lui (ma che fra poco vedrà le parti invertite, Ndr) è iniziato e si è concluso, ma soprattutto ha svelato un quadro ben diverso fatto di accuse inattendibili parte della donna, secondo la quale terminata la relazione, l’ex non accettando la decisione, avrebbe iniziato a cercarla, con condotte ossessive, fino a ingiuriarla. (Continua dopo la foto)






In realtà, dicono gli atti del processo, dopo al fine della relazione l’ex compagno ha tra l’altro effettuato una serie di pagamenti importanti a favore della donna, aiutandola economicamente, aiuti accettati e probabilmente richiesti dalla donna, è scritto nella sentenza, quali le spese per la refezione scolastica di uno dei figli di lei, ricariche telefoniche alla donna, a sua madre e al figlio maggiorenne, medicinali, ha pagato addirittura le rate di un finanziamento per comprare l’auto. Ma la donna ha mentito anche su altro: ha negato di essere mai stato a casa di lui, dicendo che era stato l’ex compagno a recarsi a casa sua, e di aver concordato il trasferimento in una nuova abitazione, procurata dall’uomo, più grande e sufficiente per ospitare anche i due figli di lei. (Continua dopo la foto)



 


In sostanza, si legge nella sentenza, tra i due c’ stata una relazione prolungata e paramatrimoniale, interrotta solo per cause dipendenti dalla donna ed in particolare per aver avuto relazioni con altri uomini da cui è nato l’ultimo figlio non riconosciuto. Ora è lei a doversi difendere da un’accusa pesante come la calunnia. Insomma, la morale di questa storia è che la verità, viene (quasi) sempre a galla e che chi fa del male, in genere, riceve lo stesso trattamento. in fondo, chi è causa del suo mal…

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