“Perché proprio tu?”. Luca se n’è andato a 48 anni. Lo strazio della moglie Alessandra


Luca Nuti non aveva ancora 50 anni. Per un anno e mezzo ha combattuto contro una malattia rara che neppure i medici erano riusciti a diagnosticare fino in fondo. Una malattia che ha portato al progressivo deterioramento della struttura neurologia fino a quando, lo scorso agosto, non è arrivata la morte in una sala dell’ospedale di San Giuseppe di Empoli. A stroncare Luca Nuti è stato il morbo di Creutzfeldt-Jakob, conosciuto soprattutto come “morbo della mucca pazza”. La patologia dipende dall’accumulo di una forma mal ripiegata e aggregata di una particolare proteina, chiamata PrP (proteina prionica).

La PrP si trova normalmente sulla superficie esterna della membrana plasmatica, soprattutto dei neuroni, ed ha la sfortunata caratteristica di essere convertibile in un’isoforma molto anomala. Questa conformazione alterata, infatti, non solo è resistente alla proteolisi e tende ad accumularsi facilmente, ma dimostra anche capacità infettive perché converte molecole di PrP ripiegate normalmente nella stessa forma alterata. (Continua dopo la foto)



Tale proprietà crea un circolo vizioso che determina la propagazione della forma anormale di PrP e le consente di diffondere da una cellula all’altra del cervello. La maggior parte dei casi è sporadica; significa che la malattia di Creutzfeldt-Jakob compare per la prima volta nel paziente, tipicamente di età superiore ai 40 anni (in media, colpisce soggetti di 60 anni), per cause non ancora note. Proprio questo fattore imponderabile non lascia dormire la moglie di Luca Nuti, Alessandra, che ancora non riesce a farsi una ragione della morte del marito. (Continua dopo la foto)






“Era l’amore della mia vita” racconta la moglie che ha deciso di fondare un’associazione in suo nome per sostenere la ricerca e aiutare le famiglie che si ritrovano a vivere lo stesso dramma. “È una malattia devastante, che ti spezza il cuore e che ti fa tanta rabbia perché ci si sente impotenti” continua Alessandra. “Una mattina gli ho portato la colazione a letto e lui è andato in bagno. Ad un certo punto l’ho visto cascare in terra davanti alla vasca”. Prima la corsa in ospedale, poi alcuni accertamenti e l’ipotesi di un tumore alla testa scartata dopo la diagnosi definitiva giunta dall’Ospedale di Verone e da Gianluigi Zanusso, neurologo già impegnato nella ricerca su questa patologia. (Continua dopo la foto)



 


È a lui che Alessandra vuole dare una mano economicamente per portare avanti gli studi sulla malattia. “Tutte le volte che vado a trovarlo –continua- gli chiedo di far crescere questo regalo che ho voluto fargli, cioè provare a curare gente con la stessa malattia nel nome di Luca”. Luca Nuti ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita a letto, in coma vigile. Ma sempre con la moglie al suo fianco: “per questa malattia le previsioni di 4 o 6 mesi. Quando era a letto lui si girava verso di me, cercava la mia voce, e io gli dicevo: Luca vai, poi un giorno ti raggiungerò e staremo per sempre insieme. Ma lui era così attaccato alla vita. Non voleva lasciarmi sola, ne sono convinta”.

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