Morta all’improvviso. Avrebbe tra poco compiuto 13 anni. Il sospetto terribile


Una storia a tinte fosche, di quelle difficili da raccontare e che fanno riflettere. È quella di Rachel Stevens, una ragazzina di 12 anni che viveva a Burbank in Scozia e morta qualche giorno prima del suo compleanno. È morta dopo aver accusato un malore in casa, ma soprattutto dopo tanti anni passati a subire insulti e angherie a scuola da parte dei bulli.Da anni Rachel, una bimba dolcissima e sensibile, subiva gli insulti e le prepotenze tipiche del bullismo: molti compagni di scuola, infatti, la prendevano di mira soprattutto per la sua stazza. Una triste realtà quotidiana che non si era esaurita neanche con il passaggio al secondo ciclo di studi. Intanto, i genitori hanno organizzato una raccolta fondiper pagare le spese del funerale ed è partita un’indagine. Gli inquirenti parlano di morte per cause naturali, ma sarà solo l’autopsia, prevista nelle prossime ore, a stabilire con esattezza cosa è successo a Rachel. Un problema particolarmente sentito anche in Italia. (Continua dopo la foto)



“Di bullismo parliamo quando i casi diventano cronaca, ancora oggi si tende a sottovalutare un fenomeno che necessita di prevenzione seria dal momento che si registrano casi già alle materne”, sottolinea Manca ricordando alcuni “allarmanti” dati di uno studio dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza secondo cui 3 ragazzi su 10 sono vittime di bullismo . Il 46% ha pensato almeno una volta al suicidio e il 32% di conseguenza ha messo in atto condotte autolesive. Il 75% dopo le prevaricazioni dei coetanei sviluppa forme di depressione. (Continua dopo la foto)






“Il gesto estremo è solo un fortissimo grido d’aiuto al culmine magari di anni di aggressioni e offese subite”, dice la psicoterapeuta evidenziando che i comportamenti dei bulli “ancora oggi vengono scambiati per bambinate, bravate”. Quel che è necessario dunque “è cambiare l’approccio” nel modo di comunicare ai ragazzi, nel modo di affrontare la questione “fornendo strumenti là dove non ci sono”. D’altronde, “come fanno i ragazzi – domanda – a denunciare il bullismo se loro stessi non lo sanno riconoscere?”. (Continua dopo la foto)



 


Non bastano le leggi che ci sono, “perché quando si arriva a sanzionare un comportamento grave vuol dire che c’è stato un fallimento precedente”, incalza Manca a giudizio della quale “si deve intervenire in maniera più specifica e più efficace”: da punto di vista preventivo “si fanno incontri teorici ma poco pratici rischiando di non arrivare mai al fulcro della questione”.”Se certi modi di relazionarsi con i coetanei non vengono corretti da piccoli, quegli stessi comportamenti rischiano diventare normalità in adolescenza”, osserva l’esperta ribadendo che la prevenzione deve partire dall’infanzia.”Il corpo docente deve esse obbligatoriamente formato; deve anche essere valutata la qualità dei formatori; bisogna studiare i singoli casi e lavorare fin dalle scuole materne”, questa la ricetta della presidente dell’Osservatorio Adolescenza per evitare che “la maggior parte degli episodi di bullismo, come succede oggi, non vengano riconosciuti né dai genitori, né dal corpo docente, né dai ragazzi stessi”.

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