La storia di nonno Felicino è di quelle particolari: ha 98 anni ed è tornato sui banchi di scuola per prendere il diploma di terza media. Si chiama Salvatore Piredda, per tutti appunto “nonno felicino” e ha proseguito gli studi a quasi un secolo di età. Anche per lui, come per i compagni (più giovani, di 84 anni) sono finalmente iniziate le vacanze. Ieri mattina nonno Felicino è uscito dall’esame con il massimo: 10 su 10 e l’agognata licenza media.
Oggi, per Salvatore Piredda – 98 anni lo scorso luglio – è un giorno di riposo nella sua Arbus, paese minerario della costa verde, nel sud ovest della Sardegna. È a casa della figlia Sandra, 60 anni, che di mattina presto gli ha letto le cronache locali: pagine e foto che raccontano la sua impresa. Ancora emozionato, risente un po’ della tensione delle ultime settimane. Ma è davvero orgoglioso e contento; Felicino, appunto, come è noto a tutti. (Continua a leggere dopo la foto)
È questo, infatti, il nomignolo che gli ha affibbiato il padre da bimbo nella loro Pula, trenta chilometri da Cagliari, dove è nato nel 1921. La storia del nonnino di Arbus è stata raccontata dal quotidiano L’Unione Sarda. “Lo avevo promesso a mia moglie Maria”, purtroppo deceduta 8 anni fa, ha raccontato. Zio Felicino, così lo chiamano ad Arbus, ha discusso una tesina all’istituto “Poetr Lei” sugli armamenti italiani nella Seconda guerra mondiale e ha così ottenuto la promozione con il massimo dei voti con i complimenti della commissione e il plauso dei suoi giovanissimi compagni che ora affronteranno le superiori. È il suo sogno ed è determinato a realizzarlo. (Continua a leggere dopo la foto)
“La mia materia preferita è la matematica – dice Felicino all’Unione Sarda – ma anche la geometria”. Prima di entrare in classe svela i progetti per l’anno prossimo: “Purtroppo vedo poco, sono stato penalizzato dagli occhi, ma sapete qual è la mia ambizione? Arrivare al diploma come perito meccanico”. Lo scorso settembre l’iscrizione, grazie alla disponibilità dell’Istituto comprensivo “Pietro Leo”, alla dirigente Maria Antonietta Atzori, ai docenti. Nessun intoppo burocratico per la presenza di Felicino in aula tre volte a settimana, anzi lo stimolo continuo di aver un testimone reale di un’altra epoca. (Continua a leggere dopo la foto)
I 18 compagni l’hanno seguito con affetto, incoraggiato e da lui hanno ricevuto consigli e aneddoti preziosi: “Una classe straordinaria, i ragazzi lo abbracciavano e lo chiamavano nonno”, racconta la figlia. Anche per lui le tre prove con l’orale di ieri sulla seconda guerra mondiale e il funzionamento di una miniera. Uno sguardo al passato, uno al presente e al futuro prossimo.
Ultima modifica il 21-06-2019 alle ore 17:20/