“Tuo padre è morto”. Barbara, 53 anni, si sente male e muore dopo poche ore. Una tragedia nella tragedia


“Suo padre è morto”, una frase terribile, una delle più brutte che si possano dire ad una figlia. Ed è stata forse la causa della seconda tragedia della giornata, della famiglia. Una vera e propria tragedia nella tragedia. Un padre che muore e la sua unica figlia che, appresa la notizia, ha un malore e muore anche lei. È la storia che arriva dalla provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, e il padre e la figlia morti a poche ore di distanza l’uno dall’altra si chiamavano Mario e Barbara Bonzanini. Sono i quotidiani locali a riportare la loro storia.

Mario e Barbara, padre e figlia molto legati tra loro, sono morti entrambi domenica scorsa. Erano le prime ore della mattina quando alla casa di cura “Massimo Lagostina” di Omegna il papà ha chiuso per sempre gli occhi. L’uomo, di ottantasei anni, era malato e da tempo era ricoverato nella casa di cura. Nemmeno un’ora dopo la figlia Barbara, una donna di cinquantatré anni di Arizzano, ha accusato un malore improvviso. (Continua dopo la foto)



Barbara, che aveva appena appreso la dolorosa notizia della morte del padre, si trovava in casa coi familiari quando è stata colta da un aneurisma cerebrale imprevedibile. La donna è morta in serata in ospedale, i funerali insieme ad Arizzano – Soccorsa dall’ambulanza del 118, la cinquantatreenne è stata portata all’ospedale di Novara in gravi condizioni. Ha lottato tra la vita e la morte sino alla sera di domenica, quando anche i suoi occhi si sono chiusi per sempre nonostante gli sforzi dei medici. (Continua dopo la foto)






Barbara lascia il marito Gianpaolo, con il quale lavorava nell’azienda di autotrasporti di famiglia con sede a Verbania, i figli Andrea e Cristian, e la mamma Margherita, rimasta vedova solo poche ore prima. La notizia della doppia tragedia ha destato profonda commozione nel Verbano. Padre e figlia sono stati sepolti insieme, mercoledì mattina, ad Arizzano dopo i funerali celebrati nella chiesa del paese. (Continua dopo la foto)



 


Nessuno potrà dire con assoluta certezza che i due fatti siano collegati, ma il “crepacuore” che fino a qualche anno fa era una causa di morte certa per “eccessivo dolore” sembra trovare anche una spiegazione scientifica. Sembra infatti che il cervello umano, in qualche modo, lanci dei chiari segnali di auto-sabotaggio in casi di estremo dolore. Un po’ come a dire: “questo non riusciremo mai a superarlo”.

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