Entra in campo e dà una lezione di vita a tutti. Il gesto che ha commosso l’Italia!


 

“Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio
dall’altruismo e dalla fantasia.” Così cantava Francesco De Gregori nella sua splendida “La leva calcistica del ’68”. Questa volta non di calcio di tratta, ma di basket, il momento, tuttavia, è identico. Un piccolo uomo che si affaccia alla vita e che, per la prima volta, deve affrontane tutta la durezza e la grandezza. Gabriele ha 9 anni e tra le mani i due tiri liberi che separano la sua squadra dalla vittoria. Mancano soltanto 10 secondi al suono della sirena ed alla fine della partita e per gli avversari non ci sarà modo di replicare. Insomma Gabriele ha in mano la palla della vittoria. Ce la farà a centrare almeno un canestro? La partita si gioca in trasferta tra Juve Pontedera e Basket Calcinania e il pubblico fischia e come nella vita reale, non concede sconti. E così Gabriele sbaglia il primo tiro. Ma a quel punto succede l’imprevedibile. (Continua dopo la foto)



Il piccolo Gabriele inizia a piangere, la palla è diventata enorme e pesante nella sua mente, la vista si annebbia, la paura di sbagliare lo schiaccia e sembra vincerlo.  Gabriele non ce la fa a tirare, il peso della responsabilità è insopportabile, ma è proprio in questi istanti che, come sanno gli adulti, la vita ti sorprende. Gabriele non è solo, al suo fianco si materializza il suo allenatore, Matteo Bruni. Matteo lo accarezza, gli bacia la fronte e gli sussurra in un orecchio: “Ce la farai, io credo in te e se anche non ce la fai io ti vorrò ancora bene”. È la mente di Gabriele fa click! La certezza di essere comunque accettato ed amato, anche in caso di sconfitta, fornisce a Gabriele lo stimolo giusto. (Continua dopo la foto)








I 9 anni di Gabriele non ci sono più, lui ora è entrato nel mondo dei grandi. Prende la palla fra le mani e va al tiro: “Canestro!”. E vittoria per lui, per la sua squadra ed i suoi compagni e, forse, soprattuto per il suo coach. E, per tutti noi, una lezione di vita. Questa meravigliosa storia risale a 2 anni fa, ma grazie a social network è diventata virale ora:  condivisa centinaia di migliaia di sportivi e non. E Gabriele, che fine ha fatto? La passione per il basket non lo ha abbandonato, anzi è cresciuta con lui fino a portarlo a giocare in Spagna dove ha superato il provino con il Barcellona e ricopre oggi il ruolo di playmaker per una società satellite. Matteo invece, il suo grande amico allenatore, dopo 20 anni trascorsi in un’azienda, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al basket per aiutare a crescere tanti altri piccoli uomini. Grazie Gabriele! Grazie Matteo!

 

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